lunedì 22 agosto 2011

La Chiesa e le tasse: un invito ad informarsi...

Alcune informazioni interessanti: due articoli e un video...

Agevolazioni, ecco la verità:
Ormai è purtroppo consuetudine che almeno un paio di volte l’anno parta una pressante campagna mediatica contro i presunti privilegi di cui godrebbe la Chiesa cattolica. Le occasioni vengono spesso create ad arte con riferimento ad uno specifico aspetto (molto spesso l’esenzione dall’Ici), ma sono poi lo spunto per trattare polemicamente questioni molto diverse tra loro (8 per mille, agevolazioni fiscali, contributi alle attività). In questo modo si fa certo molto clamore, ma sicuramente poca corretta informazione. Cerchiamo quindi di fare chiarezza sul tema delle agevolazioni fiscali, nello specifico l’esenzione dall’Ici e la riduzione dell’Ires.

Prima di esaminare le norme agevolative va però denunziata la duplice scorrettezza che ancora una volta contraddistingue le critiche. Per un verso si insiste ad indicare tra i principali destinatari dei benefici "il Vaticano" (che, tra l’altro, essendo uno Stato estero, non è soggetto all’ordinamento tributario italiano), o "la Conferenza episcopale italiana" (che è solo uno tra le migliaia di enti ecclesiastici e non certo il più conosciuto, neanche presso i credenti), mentre non vengono quasi mai citati i tanti enti della Chiesa cattolica diffusi sul territorio che i cittadini – compresi molti non praticanti – conoscono e apprezzano (come, ad esempio, le parrocchie). Inoltre si presentano le agevolazioni come se riguardassero solo gli enti ecclesiastici e non anche un’ampia platea di enti appartenenti al mondo dei cosiddetti enti non profit.

Va inoltre segnalato come le stime sugli importi che corrisponderebbero alle agevolazioni siano del tutto prive di dati dimostrativi e sospettosamente alte.

Vediamo ora brevemente le agevolazioni in questione.

L’ESENZIONE ICI
La norma contestata è quella che esenta gli immobili nei quali gli enti non commerciali svolgono alcune specifiche e definite attività di rilevante valore sociale, cioè quelli «destinati esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive, nonché delle attività di cui all’articolo 16, lettera a) della legge 20 maggio 1985. n. 222 [le attività di religione o di culto]» (art. 7, c. 1, lett. i, del D.Lgs. 30 dicembre 1992, n. 504). La norma, quindi, richiede il contestuale verificarsi di due condizioni: gli immobili sono esenti solo se utilizzati da enti non commerciali e se destinati totalmente all’esercizio esclusivo di una o più tra le attività individuate; inoltre, come stabilito dopo le modifiche apportate al testo originario, l’esenzione «si intende applicabile alle attività [...] che non abbiano esclusivamente natura commerciale». (cfr. c. 2-bis dell’art. 7 del D.L.. n. 203/2005, come riformulato dall’art. 39 del D.L. 223/2006).
Partendo dal dato normativo è facile verificare come una parte gran parte delle affermazioni riportate insistentemente sull’argomento siano del tutto errate. Non è vero che l’esenzione sia destinata a favorire solo gli enti appartenenti alla Chiesa cattolica, dal momento che si applica a tutti gli enti non commerciali, categoria nella quale gli enti ecclesiastici rientrano esattamente come molti altri soggetti del mondo del cosiddetto non profit come, ad esempio, le associazioni sportive dilettantistiche e quelle di promozione sociale, le organizzazioni di volontariato e le onlus, le fondazioni e le pro-loco, le organizzazioni non governative e gli enti pubblici territoriali, le aziende sanitarie e gli istituti previdenziali.
Un’ulteriore inesattezza riguarda la delimitazione della tipologia di immobili oggetto di agevolazione: l’esenzione non riguarda tutti gli immobili di proprietà degli enti non commerciali, ma solo quelli destinati – per intero – allo svolgimento delle attività che la legge prevede. In tutti gli altri casi (librerie, ristoranti, hotel, negozi e per le abitazioni concesse in locazione) l’imposta è dovuta.Inoltre, esattamente all’opposto di quanto si continua a sostenere, per usufruire dell’esenzione tutto l’immobile deve essere utilizzato per lo svolgimento dell’attività esente; se in un’unità immobiliare si svolge un’attività rientrante nell’elenco unitamente ad un’attività che, invece, non vi figura, tutto l’immobile perde l’esenzione. Risulta così evidente l’assoluta falsità della denuncia che gli enti ecclesiastici "estorcano" l’esenzione inserendo una cappellina in un immobile non esente. In questi casi, infatti, l’intero immobile va assoggettato all’imposta, compresa la cappellina che, autonomamente considerata, avrebbe invece diritto all’esenzione.

LO SCONTO IRES
Un analogo discorso può essere fatto a proposito della riduzione dell’Ires (l’imposta sui redditi delle persone giuridiche): si tratta di un’agevolazione che riguarda molti enti non profit; l’articolo 6 del D.P.R. 601 del 1973 la prevede infatti, oltre che per gli enti ecclesiastici, per:
1) gli enti di assistenza sociale, le società di mutuo soccorso, gli enti ospedalieri, gli enti di assistenza e beneficenza;
2) gli istituti di istruzione e gli istituti di studio e sperimentazione di interesse generale che non hanno fine di lucro, i corpi scientifici, le accademie, le fondazioni e associazioni storiche, letterarie, scientifiche, di esperienze e ricerche aventi scopi esclusivamente culturali.
3) gli istituti autonomi per le case popolari, comunque denominati, e loro consorzi. Hanno inoltre diritto all’aliquota agevolata anche le ex Ipab, come prevede l’art. 4, comma 2 del D.Lgs. 207 del 2001.
Si può notare che si tratta di soggetti caratterizzati dalla rilevanza sociale delle loro attività in favore della collettività, circostanza che giustifica, anche sotto il profilo costituzionale, la previsione di agevolazioni fiscali.

IN CONCLUSIONE
Da ultimo una riflessione sulla necessità di risanare il bilancio pubblico anche ricorrendo all’eliminazione delle agevolazioni in questione che, come abbiamo visto, riguardano una vasta platea di soggetti non profit. Andrebbe considerato che la rinuncia al gettito da parte dello Stato (o dei comuni nel caso dell’Ici) non costituisce una privazione per la collettività, ma il sostegno a una meritoria opera i cui benefici ricadono innanzitutto sulla stessa comunità e che i bisogni a cui gli enti non riuscirebbero più a dare risposta dovrebbero essere, in un modo o nell’altro soddisfatti dall’ente pubblico, con aggravio dei conti pubblici.
Patrizia Clementi

Quelli che l'Ici e la Chiesa Cattolica:
Quelli che. Quelli che la Chiesa cattolica torni a pagare l’Ici.
Quelli che non sanno che la Chiesa paga già l’Ici, per gli immobili dati in affitto e le strutture alberghiere. Quelli che lo sanno benissimo ma fingono di non saperlo.
Quelli che vorrebbero far pagare l’Ici a chi ancora non la paga, ossia alle mense Caritas, agli oratori, alle sacrestie, ai monasteri… perché sono soltanto loro che ancora non pagano.
Quelli che sul loro giornalone scrivono in 500mila copie che Chiaravalle, alle porte di Milano, è un resort cinque stelle a 300 euro a botta. Quelli che ci credono. Quelli che sanno bene che Chiaravalle è un normale monastero cistercense che per una celletta della foresteria (vedi la foto) e tre pasti frugali al dì chiede un’offerta di 40 euro, ma se uno non li ha, pazienza. Quelli che quando Avvenire smaschera la fandonia si guardano bene dal pubblicare una rettifica, così i loro lettori continuano a credere che Chiaravalle sia un resort, la Chiesa ci lucri e s’indignano.
Quelli che sul loro giornalone da 500 mila copie denunciano con veemenza che la Chiesa italiana nasconde il rendiconto dell’8 per mille. Quelli che, e sono gli stessi, da 20 anni pubblicano il rendiconto in una loro pagina acquistata dalla Chiesa, incassano i soldi e, una volta smascherati, si guardano bene dal correggere la fandonia.
Quelli che la Chiesa possiede il 30 per cento di tutti gli immobili in tutta Italia. Quelli che Luciano Moggi è il testimonial della Chiesa italiana. Quelli che revochiamo per cinque anni il Concordato. Quelli che sanno bene che 8 per mille, esenzione dall’Ici e dimezzamento dell’Ires non sono privilegi, ma lo scrivono ugualmente.
Quelli che sanno bene che all’8 per mille concorrono altre sette confessioni religiose diverse e pure lo Stato, ma evitano di ricordarlo, come se concorresse soltanto la Chiesa cattolica, che riceve quanto i contribuenti italiani le attribuiscono, e se i contribuenti non firmassero più per lei non riceverebbe niente, quindi non ha alcuna garanzia.
Quelli che sanno bene che l’esenzione Ici per gli immobili riguarda tutti, assolutamente tutti gli enti senza scopo di lucro, purché utilizzati per alcune attività di rilevanza sociale, non solo quelli religiosi. Quelli che sanno bene che la riduzione del 50 per cento sull’imposta sul reddito delle società (Ires) si applica agli enti religiosi in quanto questi sono equiparati agli enti aventi fine di beneficenza e di istruzione, e la riduzione non vale per le attività commerciali.
Quelli che sanno tutto questo ma fanno il pesce in barile e lasciano che il popolo italiano se la beva. Quelli che su Facebook scrivono che il 97 per cento della quota 8 per mille dello Stato torna alla Chiesa cattolica. Quelli che più la spari grossa più sei credibile.
Quelli che, non appena il cardinale Bagnasco denuncia la piaga dell’evasione fiscale, attaccano con virulenza la Chiesa cattolica. Quelli che quando scoppia la crisi e la gente mugugna e si agita, cercano un nemico, un mostro, il colpevole del disagio e lo additano alla rabbia popolare.
Quelli che creano il 'mostro' verso cui indirizzare la rabbia popolare per poter governare il malcontento, come fanno tutte le dittature. Quelli che tante panzane messe in fila e ripetute ossessivamente diventano una verità. E infine quelli che, e siamo noi, troppe coincidenze non sono una coincidenza.
Umberto Folena

Un video:

sabato 20 agosto 2011

I giovani e la razionalità del sacro

"Si fa un gran parlare di giovani. E', in fondo, la forma retorica più antica e consolidata che si conosca. Tanto è vero che si sprecano sempre affermazioni solenni e proverbilai quando non si comprende nulla o quasi di un certo fenomeno. Ben più complesso diviene, invece, il discorso non appena si vuole parlare realmente con cognizione di causa delle nuove generazioni in un contesto, come quello attuale, nel quale non sembra sia più possibile restare nei limiti di una sola cultura o di una specifica civiltà determinata.
Alcuni eventi sono una buona occasione per farlo. Il più espressivo del protagonismo peculiare dei ragazzi è certamente la Giornata Mondiale della Gioventù che si sta svolgendo in questi giorni a Madrid alla presenza di papa Benedetto XVI. Ho avuto modo di sperimentare personalmente di cosa si tratti in uttte le occasioni in cui ho accompagnato Giovanni Paolo II dai primi energici appuntamenti fino agli ultimi più faticosi. E poi anche Benedetto XVI in Germania nel 2005. E' stupefacente che dopo 28 anni non solo non è finita la spinta partecipativa, ma il coinvolgimento sembra perfino aumentato. Quest'anno, il rpofilo essenziale dei partecipanti si esprime così: età media intorno ai 22 anni, il 48% studia, il 40% lavora, il 6% è dsoccupato; uno su dieci è già sposato, il 55% vive in casa coi genitori. Provengono da 187 paesi diversi. La cifra totale dei partecipanti supererà il milione di persone.

Il dato è fin troppo chiaro per essere commentato. E' un campione rappresentativo, vasto ed eterogenero di persone normali. D'altronde, anche in altre occasioni diverse vediamo i giovani raccogliersi insieme per qualche scopo, senza particolari segni distintivi. E' il caso, ad esempio, delle propteste inglesi che hanno messo a ferro e fuoco la città di Londra, o della Primavera araba nel Magreb. Giovani, sempre giovani, differenti gli uni dagli altri, che agiscono in modo peculiare e per motivi comuni imparagonabili. Ma sempre e solo giovani, senza specifiche qualità.

Ecco che, leggendo ogni volta le statistiche, si rimane insoddisfatti, sprovvisti di una spiegazione valida sulle ragioni per cui non un bambino o un adulto, ma un ragazzo non più adolescente decida di dedicare alcuni giorni della proprio vita a stare con altri coetanei che non conosce, in una città che non gli è familiare, a vivere un evento di natura religiosa.
Il citato paragone può, in questo senso, aiutare a capire. I movimenti di ribellione britannica, sono espressione di un moral collapse come ha detto in modo sintetico il premier inglese David Cameron. Una paradossale assenza di finalità e d principi che si traduce in un nichilismo sconfinato. Distruggere, lo si apisce bene, è la quintessenza di una rabbia che trova soddisfazione unicamente nella violenza urbana e nel saccheggiare negozi. In quel caso siamo agli antipodi di Madrid, davanti ad un malessere generazionale che pone interrgoativi duri e chiare responsabilità; direi soprattutto a noi adulti.
Ma anche le rivolte poltiiche in Africa sono animate da una simile spinta generazionele, questa volta positiva. Anche lì sono i giovani a farla da protagonista, non volendo più accettare e tollerare di vivere al di sotto di loro stessi, delle proprie capacità, possibilità, libertà. E' lampante che rispetto al primo caso non è il nichilismo a spingere all'azione, ma una giusta volontà di cambiamneto, un anelito civile a riempire il vuoro sociale in cui si è costretti a vivere.

Paragonare a queste agitazioni di massa, quanto spinge giovani di tutto il mondo a stare alcuni giorni con il Pap è il desiderio di fare un'esperienza opposta e decisiva rispetto ad ogni altra. Anche se, a ben vedere, vi è una medesima opzione motivazionale forte, alternativa al restarsene a casa o al mare. Mi ricordo che proprio in occasione della giornata dei giovani a Roma nel Giubileo del 2000 Indro Montanelli scrisse che una spiegazione, in casi del genere non la dà né la sociologia, né la demografia: bisognerebbe entrare nell'ambito della religione. O esiste un fatto che chiamiamo sacro, oppure in questi casi non si motiva né si capisce niente di niente.

Logicamente, resta particolarmente importante chiarire cosa s'intenda qui con fatto religioso. Perché alcuni dei ragazzi che partecipano alla Giornata non sono credenti; allo stesso modo che non tutti coloro che rimpono le vetrine sono criminali o tutti colore che gridano libertà sono democratici. Mi ricordo di aver indagato in passato sulle ragioni di simile affluenza e di aver trovate delle risposte insolite ma coincidenti tra i ragazzi stessi che vi partecipavano. Alcuni mi rispondevano che nessuno, in società, a scuola o in famiglia, era in grado di dire qualcosa di simile a quello che stavano ascoltando. Alcuni confessavano il dubbio se sarebbero stati in grado di vivere sempre al libello etico che il Papa chiedeva loro, anche se si sentivano per questo, ancora di più, chiamati ad esserci. Tutti con disarmante semplicità affermavano: "ma lui, il papa, ha ragione". Cioè, dice il vero.

Comrpendere giornate intense di preghiera e ascolto, non rpive di sacrifici per i partecipanti significa andare al cuore dell'esperienza religiosa. Richiede di superare in modo drastico quel relativismo imperante che spinge a fare solo ciò che le proprie pulsioni - anche la noia - impongono. Davanti a sé e accanto a sé c'è una ragione che è vera, una spiegazione umana che garantisce di troare la proprio identità, oltre il proprio nulla e oltre i miraggi del conbenzionalismo insipido con cui spesso si presenta la politica.

D'altronde, tale spinta forte a afferrare con il pensiero, il core e la volontà il senso della vita, è l'essenza della sana ribellione che si chiama "vita interiore" (ecco perché leggere!!!). L'alternativa, non a caso, è il fondamentalismo irrazionale (vedi fatti Norvegesi) e il relativismo cinico, ma mai, in nessun modo, l'esperienza spirituale. Perciò, in definitiva, ad attirare tanti giovani a radunarsi è unicamente la razionalità del sacro: un desiderio di ascoltare la erità e di far parlare la coscienza, che solo può soddisfare le fresche aspirazioni di un giovane ad oltrepassare i circoscritti confini determinati dello spazio e del tempo. E quelli ancora più determinati della banalità...

J. Navarro-Valls, su La Repubblica

mercoledì 3 agosto 2011

Aspirare ai carismi più grandi? (1Cor 12,31) - Nota in preparazione del campo 26 ago/3 sett

Il campo Norcia Assisi è fondato su due principi fondamentali: l’essenzialità e la comunità. L’essenzialità non è l'assenza di qualcosa, ma la sua essenza; al campo cercheremo di cogliere l'essenza della vita e vogliamo togliere ogni distrazione per accorgerci di ciò che più è importante e basilare nella vita. Cercheremo quindi di trovare l’essenziale vivendo in comunità, una grande scommessa che è propria del cuore di ognuno ma bisogna incanalare bene e saper dirigere.

Qualche consiglio pratico.
Dato che vivremo le giornate tutti assieme e con le poche cose che porteremo nello zaino, quanto ci isola, allontana e distanzia dagli altri e tutto ciò che non è strettamente indispensabile (ad esempio: iPod, lettori mp3, macchine fotografiche -di queste ce ne saranno un paio a disposizione di tutti-) risulterebbe solo un peso di cui in questi nove giorni dobbiamo assolutamente liberarci!
Chi vuole può portare il cellulare (non è indispensabile…), lo si potrà usare nei momenti opportuni in modo che non diventi motivo di distrazione o isolamento durante il giorno.
Per le emergenze ci sono i recapiti degli educatori.

Lo zaino: (45-60 litri) lo zaino ideale da usare è sullo stile degli zaini da trekking o con almeno gli spallacci imbottiti e la cintura imbottita salvaschiena sul fondo dello zaino.
Lo zaino, una volta riempito, non dovrà pesare più di 10 kg.

1. Cosa mettere nello zaino:
sacco a pelo estivo + modulo (o materassino);
libretto della Liturgia delle Ore (quello piccolo delle 4 settimane), Bibbia, penna, il quaderno no! (Non venite al campo senza Bibbia e liturgia delle ore: chi non ce l'ha può trovarle in parrocchia)
carta di identità valida, ricevuta del bollettino del pagamento da consegnare al responsabile il giorno della partenza, tesserino sanitario, scheda sanitaria compilata;
poncho (che in caso di pioggia copre anche lo zaino);
cappello per ripararsi dal sole, occhiali da sole, crema solare protettiva, crema idratante/doposole, anti-zanzare (spray o quant’altro);
salviette rinfrescanti e/o salviette intime, un rotolo di carta igienica (che non guasta mai!).
beauty-case con l’occorrente per l’igiene personale;
VESTIARIO;
ACCESSORI;
INFERMERIA.

VESTIARIO
1 paio di scarpe da ginnastica (NO scarponi da montagna)
1 paio di sandali o un paio di ciabatte per la doccia (l’ideale sarebbe portarsi i sandali di gomma in modo da poter fare la doccia con quelli e non portarsi anche le ciabatte risparmiando peso!)
maglione di lana o pile o felpa grossa;
4 o 5 magliette (poi faremo il bucato!). Evitare le canottiere perché: non proteggono le spalle dal sole, non proteggono (spesso peggiorano) dallo sfregamento che lo zaino fa sulle spalle (creando notevole fastidio e a volte irritazioni), e nei santuari o chiese non è possibile entrare con tale abbigliamento.
2 o 3 pantaloni corti (che permettano di camminare comodamente);
1 pantalone lungo (meglio la tuta, più comoda e versatile). I pantaloni lunghi serviranno anche per poter entrare in alcune chiese ad Assisi;
costume da bagno (faremo la doccia con lo spinello);
biancheria intima ;
diverse paia di calzini (eventualmente calzini specifici da trekking senza cuciture, che aiutano contro le vesciche);
asciugamani (telo per la doccia e salvietta…), eventualmente in microfibra perché sono più leggeri, meno ingombranti e si asciugano in fretta.

ACCESSORI
Tazza e piatto infrangibili, forchetta, cucchiaio, coltello con seghetta e tovagliolo;
borraccia da almeno 1 litro (stando attenti che non perda!)
sacchetti (per proteggere il contenuto dello zaino da eventuale pioggia, per riuscire a trovare e riordinare più in fretta il contenuto dello zaino, e per poter dividere indumenti puliti da indumenti usati);
torcia elettrica;
phon da viaggio (per chi ha i capelli lunghi). Consigliamo di accordarsi e di portarne uno ogni 3/4 persone;
tagliaunghie;
sapone per igiene personale e per lavare la biancheria (si può anche utilizzare lo stesso sapone di Marsiglia per ambedue gli scopi)
mollette per poter stendere il bucato bagnato;
strumenti musicali e ritmici di ogni tipo, professionali o artigianali, etnici, tradizionali, creativi, ecc…;
zainetto per girare ad Assisi, infatti gli ultimi 3 giorni staremo fermi, ma gireremo per i luoghi di Assisi e non useremo lo zaino da trekking.

INFERMERIA
Medicine (di cui ciascuno sa di poter avere bisogno!)
cerotti (normali e per vesciche: tipo “Compeed”), kit cucito (ago e filo);
benda elastica o cavigliera/ginocchiera per chi già a Bologna risente di problemi alle articolazioni;
integratori (es. Polase);

SCHEDA SANITARIA:
Deve essere compilata e portata con sé al campo (nello zaino). Deve indicare:
-tutte le vaccinazioni (si consiglia fortemente la vaccinazione antitetanica per chi non fosse già coperto);
-eventuali allergie o intolleranze alimentari;
-i medicinali portati da casa (e che si è autorizzati ad assumere autonomamente: moment, aspirina, oki…)

NB: “Fatto lo zaino??? Quanto pesa…?  “
-Sarà comodo accordarsi con uno o due amici e dividersi alcune cose da portare, non di uso strettamente personale, per esempio phon/shampoo/bagnoschiuma/crema-solare/anti-zanzare, oppure anziché una bozza di shampoo prendi un bottiglino piccolo (non ci laveremo mai così tanto!!!), ecc…
-Dividi il contenuto dello zaino in sacchetti di plastica così da evitare che si bagni in caso di pioggia, poter gestire meglio i vestiti, riuscire a separare la roba sporca e usata da quella ancora pulita e profumata.
-Disponi i sacchetti nello zaino con un ordine un po’ pensato: le cose che si usano più spesso devono essere a portata di mano e quindi in tasche esterne o in alto (Bibbia e Libretto Ore, piatto-bicchiere-posate…).