mercoledì 27 luglio 2011

Cinema sotto il tendone Vol. II - Il federale

Nell'Italia fascista della seconda guerra mondiale, un miliziano, con la promessa della promozione a Federale, è incaricato dai capi del fascio di prelevare un professore filosofo antifascista e condurlo a Roma. Il viaggio dall'Abruzzo alla capitale, però, è irto di insidie e di pericoli: nel 1944 l'Italia è terreno di guerra tra l'invasore nazista e gli alleati liberatori, e ardua è l'impresa del fascista e innumerevoli sono i tentativi del professore di scampare il tribunale militare.

Il film, tuttavia, non è solo un'avventurosa fuga verso Roma, zigzagando le insidie, non è neanche una semplice commedia retta sull'alternarsi rapido di battute e risposte; soprattutto è l'incontro tra due italiani all'opposto in un paesaggio scarnificato dalla guerra e reso aguzzo dai bisogni, povero e triste nell'abbandono. L'incontro tra i gusti colti del professore da un lato, che se non riescono a corrompere il miliziano, di certo toccano il nostro cuore, in momenti di incredibile lirismo poetico, e la semplicità del soldato dall'altro. Di certo non è difficile scegliere da che parte stare, il difficile, ce ne accorgiamo nella finale, è riuscire a essere umani nella parte giusta.
E l'insegnamento del professore è tutto qui, con le sue letture poetiche e la sua ricerca di vita: "in mano a un cretino, anche Leopardi non è più un poeta, ma un gobbo rancoroso". E il senso del film, tra un'educazione letteraria e politica, è un consiglio, quello di cercare di non essere cretini: la guerra fa male a tutti.





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martedì 19 luglio 2011

Cinema sotto il tendone Vol. II - I soliti ignoti

Opera tra le più famose di Monicelli, I soliti ignoti, film del 1958, è il manifesto di un genere tra i più prolifici del cinema italiano. È un cinema che racconta storie di vita quotidiana, restituendoci un'Italia popolare e vera, toccando le punte di drammaticità attraverso la capacità di far ridere. La cifra stilistica è ben diversa sia dal neorealismo, che dalle commedie di genere; nel film i protagonisti smettono di essere marionette, «maschere che giocano la comicità in chiave di gag», caricature di se stessi, per essere personaggi reali che si raccontano su una sceneggiatura chiara. È il genere di un'Italia che cerca di essere se stessa e che è capace di ridere, di riflettere ed emozionarsi senza rinunciare alla propria individualità e alla realtà della vita.

Il film, in particolare, racconta del tentativo sgangherato di un gruppo di poveracci dei sobborghi romani di compiere un furto in casa e, tra le battute, emerge l'aria di tristezza di una società appena sfiorata dal boom economico, collegando la commedia alla sua vena tragica, restituendole un sapore unico. È il degrado dei bassifondi pasoliniani ad essere il protagonista del film, perché i personaggi sono miserabili, e sono destinati a fallire. Ci fanno pena, ma ne ridiamo. Hanno grandi sogni, e una vita incompiuta. E vivono di quelle contraddizioni enormi che meglio raccontano l'Italia e che continuano a innervare la società nella loro attualità.

I protagonisti sono tutti attori di spicco e grande caratura, da Gassman a Mastroianni a Totò, alla Cardinale. Infine, il film ha ispirato tantissimi remake che hanno avuto un successo mondiale notevole, come a dire che un cinema oggi dimenticato in Italia, è molto apprezzato all'estero.




l'intervista.

venerdì 15 luglio 2011

Cinema sotto il tendone Vol. II - Divorzio all'italiana

Nella storia d'amore di Divorzio all'italiana c'è un ritratto della Sicilia degli anni Cinquanta e, di conseguenza, dell'Italia. È una relazione pericolosa, quella tra il barone Fefé (M. Mastroianni), sposato da dodici anni con la petulante Rosalia, e la cugina Angela (S. Sandrelli), minorenne collegiale di cui s'è invaghito. Non potendo separarsi dalla moglie, la legge non lo consente e il costume non lo ammetterebbe, pensa di affidarsi al delitto d'onore: l'uccisione della moglie qualora colta tra le braccia dell'amante dà all'omicida un'attenuante penale; e decide, così, di farla cadere tra le braccia di un suo antico spasimante.

Il film si sviluppa su una trama di intrecci amorosi e relazioni caduche che ritraggono con precisione la mentalità italiana: tutti i diversi tipi sono raffigurati in un paesino siculo che è il paesone Italia. E le scene si susseguono, senza soluzione di continuità, come se fosse un giallo alla rovescia, in cui il protagonista costruisce e smonta (letteralmente: con un trapano mentre la moglie suona il pinao) la stanza del crimine. Così, la ricerca dell'amante e la registrazione delle scene amorose della moglie, tra una gelosia simulata e il galoppo irrequieto di un'immaginazione che già pensa alla difesa dell'avvocato, non si dà tregua allo spettatore, in un susseguirsi di situazioni classiche per una commedia: cariche di pathos e ironiche di contenuto.
Alla fine, ci ricordiamo che, tra un delitto e una scenata d'amore, tutto passa, le relazioni si susseguono come se quel dolore e quel sentimento non fossero mai esistiti e per essere sostituiti con altri simili. Tutto cambia per rimanere tutto eguale. Ed è quella stupenda Sicilia, sfondo di un racconto sentito mille volte, ad essere il vero soggetto dell'occhio della macchina da presa: il punto focale da cui sviluppare ogni riflessione sui costumi odierni e sull'Italia consumistica di oggi.


sabato 9 luglio 2011

Acqua bene comune - Democrazia bene comune...

Un intervento alla manifestazione nazionale per l'Acqua bene comune che riattualizza gli eventi di Genova di 10 anni fa, quando di fronte ad un G8 che intendeva spartirsi i beni del mondo privatamente, ci furono numerosi manifestazioni contrarie. La vittoria del referendum è una vittoria di quegli ideali...



Genova 2001, un film sulla responsabilità (ricordate?): Ora o mai più

giovedì 7 luglio 2011

Cinema sotto il tendone Vol. II - Guardie e ladri

Guardie e Ladri, capolavoro di Monicelli e Steno del 1951, raffigura benissimo uno scontro universale, quello della guardia da un lato e del ladro dall'altro. Aldo Fabrizi, sussiegoso e panciuto poliziotto, e Totò, scalcagnato e simpatico ladro, sono all'opposto. Rappresentazione di diverse figure umane che convivono in un'unica società, gli uni su una riva del fiume, gli altri di un'altra sponda, come dice il Brigadiere Bottoni alla figlia innamorata del cognato del ladro Esposito.

Tuttavia c'è molto altro; i mondi dei protagonisti non sono così distanti e, tra le battute divertentissime e la pensosità malinconica, si vede una storia comune di figli dei poveri, di chi fa fatica a cavarsela, diversi certamente nel proprio percorso di vita ma tanto, tanto simili. E quella vicinanza tra ultimi costretti a lottare tra loro subendo i soprusi di chi impiega il potere per raggirarli e tenerli nella miseria, vicinanza che verrà ripresa da Pasolini nel '68, all'epoca delle pietrate del movimento studentesco, è ancora attuale e fa riflettere sull'oggi.