mercoledì 4 febbraio 2009

Di qualche incontro sulle dipendenze e sostanza (+ un invito x venerdì)

Ieri abbiamo concluso, e secondo me degnamente, due incontri sulle dipendenze e sulle sostanze. Non voglio qui riassumerne i contenuti, preferirei che foste voi a sottolineare gli aspetti che possono essere stati più interessanti o più approfonditi, aggiungendo, magari qualche vostra riflessione in nota (cioè per mezzo di commenti).
Sottolineo una cosa che definirei di metodo. Abbiamo visto che chi assume sostanze lo fa per procurarsi un piacere e sa che correrà un certo rischio. Ieri ci siamo (anche) concentrati su che cosa dà "piacere"; è un problema molto vasto e, parlandone per spot si rischia di renderlo banale, occorre però pensarci e rifletterci, per non rischiare di appendere la propria vita al nulla.
Riguardo a questo punto, si può aggiungere che chi assume sostanze lo fa sfidando questo rischio, nella convinzione di poter sconfiggere qualsiasi cosa. Per sentirsi immortale e invincibile. Purtroppo pensare questo conduce a non accorgersi del contrario, che sia la sostanza ad aver preso il sopravvento.
Come i tossicodipendenti, anche noi facciamo delle cose ritenendoci "più grandi", o "più fighi", o migliori di tutti gli altri; lo facciamo quando riteniamo che ogni cosa che facciamo sià la più importante e che, di conseguenza, non abbiamo bisogno di nessuno.
Riflettete su questo.
Perché essere adulti e comportarsi in modo intelligente, significa accorgersi 1. che non si è immortali, 2. che non sempre tutto quello che voglio succede, 3. che fare più fatica a guadagnarsi qualcosa significa che quella cosa è più importante delle altre (limitarsi a fare le cose facili corrisponde a giocare sempre al livello easy), 4. che non è vero che non si ha bisogno di nulla.
Credere di essere totalmente auto-sufficienti (di essere un'isola), non riconoscere che si ha bisogno dell'altro è l'errore che, spesso inconsciamente, rischiamo di compiere. Ed è un errore grave. Ecco perché è importante anche fare con gli altri e per gli altri qualcosa (leggete: capire cos'è questa cosa della stazione e venire per provare), perché è un modo per scendere sulla Terra e vedere come si vive, come le persone abbiano bisogno delle relazioni e come sia importante prendersi cura di se stessi prendendosi cura degli altri (accennavo a questa cosa, in altri termini anche ieri sera. Ieri, dicendo che come ci si accorge delle piccole cose che riguardano le altre persone, così ci accorge anche delle piccole cosa che riguardano se stessi, per non pensare sempre a sé. Ora, ritraducendo questa cosa in termini etici: prendersi cura degli altri vuol dire avere cura di sé).

Sentirsi piccoli, inadatti, sbagliati e con qualche difetto di produzione, ma volersi impegnare vuol dire saper vivere, essere adulti. Vuol dire riuscire a stabilire delle vere relazioni: come può, chi non ha bisogno di nulla e nessuno, amare davvero i propri simili?

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