martedì 27 gennaio 2009

La resurrezione e la storia

Secondo post; vale come per tutti gli altri: ogni commento è lecito e necessario, non solo per mostrare d'aver accettato, ma perché quanto abbiamo detto domenica, che ora qui viene scritto, venga compreso col proprio ingegno.

Dalla prima lettera ai Corinzi: Vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi, e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella forma in cui ve l'ho annunziato. Altrimenti, avreste creduto invano!
Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.

Vi è, in queste parole, la conferma della presenza evenenziale della resurrezione.
Essa unisce due caratteristiche, la prima storica ed analogabile, data dalla morte di Gesù: egli muore veramente e passa tre giorni nel regno dei morti. La seconda è teologica e mostra l'intervento di Dio, la sua opera esclusiva. Egli taglia la storia, la rompe mostrandosi in essa: con la sua azione spacca il percorso storico, è questo un atto esclusivo di Dio, in-analogabile. Non è neanche comprensibile all'uomo secondo le sue categorie, perché oltrepassa le possibilità umane.
Si instilla in un evento storico, il termine della vita umana di Gesù, che trova completezza, continuità ed identità nella Resurrezione. E' il senso oltre la morte, è il senso oltre alla storia. E' la possibilità di incontrare realmente Dio, sia sulla croce, che nella vita vera: l'uomo può giungere all'incontro con Dio.
La resurrezione è un fatto reale, non storico perché non può essere catalogato dall'uomo (forse questo è il passaggio più complesso da comprendere, perché siamo abituati a ritenere valido ciò che consideriamo storico, cioè ciò a cui diamo valore di verità perché ritenuto a memoria), ma che ha un significato che va oltre al semplice ricordo storico. Ha lasciato, infatti, traccia nella storia: ci permette di non avere fede solo di un fatto di 2000 anni fa, ma di incontrare Gesù in seguito a quel fatto: di incontrarlo qui e ora, nella nostra vita.
Per la nostra vita acquisisce più senso non la verificabilità storica di quella contingenza, ma la sua presenza totale nel mondo: non è più un fatto storico, perché continuiamo a vivere la resurrezione di Gesù. E la vivremo anche alla fine del mondo...

E' una spaccatura nella storia, perché è l'inizio di una vita nuova resa possibile dallo Spirito Santo. Lascia delle tracce di mistero nella vita e dà significato al nostro vivere successivo.
In paroloni, la resurrezione è la chiave ermeneutica per leggere la vita di Gesù e per leggere la nostra storia: anche noi possiamo cambiare la nostra vita incontrando la resurrezione di Gesù, vero evento di amore.
La resurrezione è storia perché riguarda la vita di un uomo, ma non è solo un evento storico, perché è presenza attuale.

Non voglio mettere troppe note sulla storia, ma di solito, si considera un evento storico quando non è più cronaca attuale, quando vi è qualcuno che sa rileggere quella storia e quei fatti, quando qualcuno può raccoglierli e catalogarli. (Abbiamo anche esempi di chi ritiene il contrario di questo)

La resurrezione non è un allontanamento dal mondo, ma è una presenza di Gesù in mezzo a noi (che ripetiamo nella messa): è un nuovo modo di vicinanza. E' la fine perfetta della morte di croce, in questo non è un evento lontano dalla vita, ma è la verifica profonda della morte. E' il lato divino, la vera vita. La realizzazione di Dio nella storia.

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