mercoledì 20 gennaio 2010

Felicità Beata: senza trascurare le oscurità, ma superandole (2° parte)

5. Beati i misericordiosi. Si considera l'aspetto mistico del tema. Contro la competizione spietata che attanaglia le nostre vite, che ci valuta in base al valore di mercato, i misericordiosi sono coloro che hanno rispetto per la dignità umana. Sono i compassionevoli (da cum-patire). La misericordia ci fa provare quei sentimenti umani che il mondo della tecnica ci ha tolto e ci fa sentire "vivi". E' la cura del nostro spirito, per non essere solo macchine...
Al posto del sacrificio con cui l'uomo distrugge se stesso, Dio vuole un uomo misericordioso, un uomo che ama come Dio ci ama.

6. Beati i puri di cuore (che vedranno Dio). Sono i semplici, quanti non hanno bisogno di raccontarsi con un'enfasi eccessiva e inventata, ma sanno parlare di sé nelle proprie piccolezze e difficoltà. Sono quanti sanno dire senza il peso di dover impressionare: sono in pace con se stessi perché non hanno il cuore intorbidito da desideri di prevaricazione (i maragli, solitamente mostrano un bisogno di affetto che carpiscono). La purezza comprende la visione intima di Dio in sé: non si ha bisogno di "raccontarsi" in modo esagerato per fare colpo, perché si ha la consapevolezza che il possesso di Dio ci rende già belli. La purezza è la bellezza. A cui, al contrario, si oppone l'utilità. Non essere puri di cuore, coincide con l'atteggiamento di chi utilizza l'altro per soddisfare se stesso.

7. Beati gli operatori di pace (che saranno chiamati Figli di Dio).
Sono coloro che sanno usare un linguaggio conciliante: hanno trovato la pace dentro di sé, la pace del sentirsi Figlio di Dio, e la sanno trasmettere ai popoli. Sono disponibili e concilianti, in primis con se stessi (col proprio avversario interiore e con le proprie emozioni). Si è felici laddove si prescinde da se stessi e ci si impegna per gli uomini, abbandonando l'egocentrismo del sé, per occuparsi degli altri. La pace supera le lacerazioni e si mostra nel suo processo creativo (cfr. M.L.King, La forza di amare).

8. Beati i perseguitati a causa della giustizia (di essi è il regno dei cieli).
I perseguitati, così come i martiri, sono saldi nelle proprie convinzioni; coraggiosi nel difenderle, senza essere arditi. Non mutano nelle attese altrui, non cambiano. Sono liberi interiormente, non hanno vincoli tranne Dio che regna in loro.

La nostra guarigione, la nostra felicità si realizza nella ricerca della nostra interiorità: nel riconoscimento che la spiritualità accostata all'uso corretto della ragione sono la nostra forza. Spiritualità, cioè attenzione ai sentimenti più profondi e la capacità di saperli riordinare secondo virtù, giustizia e perdono; ragione, cioè la capacità di saper calcolare la nostra responsabilità.
Le beatitudini sono vie promesse a noi, ma già presenti -come possibilità- in noi; sono inaspettate ma realizzabili.
"Le beatitudini intonano una nuova melodia per questo mondo e oltrepassano quello che c'è. Sono affermazioni di contrasto e contraddizione, di ammonimento e di speranza. Riguardano l'esterno del mondo e l'interno del nostro pensare e sentire". Rendono il nostro interno decisivo nell'azione sull'esterno: la nostra bellezza (o felicità) non proviene più dalle cose, ma da noi stessi.

Queste parole penetrano in noi e ci portano a contatto con una possibilità che sonnecchia: davvero Gesù è Parola che è Vita. Con le Beatitudini, infatti, risveglia la presenza divina in noi perché scendiamo dalla montagna nelle valli e negli abissi oscuri del mondo per trasformarlo secondo il disegno del suo Creatore.

"La felicità spezza la limitatezza della finitezza e consente all'essere finito di partecipare all'esperienza dell'infinita". Ci slega dalle cose che passano, per unirci a ciò che non si consuma col trascorrere del tempo. Solo così, allora, potremmo dirci "perfetti, come perfetto è il Padre nostro che è nei cieli

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