venerdì 15 gennaio 2010

Beatitudini - Introduzione


Le Beatitudini (Mt 5,1-12) sono l'inizio del Discorso della Montagna, un componimento lungo e unitario in cui Gesù, considerato da noi lettori il Risorto, istruisce le folle (in particolare si ritiene che il discorso sia rivolto alla Chiesa, vista nei discepoli e nei curiosi che si aprirono all'amore del Dio che si rivela) non su cosa sia il Regno di Dio, ma di chi sia. Gesù che insegna è "maestro" e riconoscerlo tale significa ritenersi discepoli, bisognosi di una Parola di vita che in Gesù si realizza nella congiunzione tra annuncio/testimonianza ed espressione viva.
Se il discorso "proclama le condizioni del Regno", il suo nucleo non può che essere il Padre Nostro. La meraviglia di fronte al mistero del Regno è confermata dal fatto che l'inizio del Discorso è costruito sulle Beatitudini, atti pratici del nostro vivere. In questo senso il Regno di Dio, le cui condizioni sono contenute nelle Beatitudini, è una forza, un dinamismo che crea ordine nel mondo e nella storia. Non proviene dall'esterno, non cade dal cielo, ma viene e verrà secondo un processo di sviluppo; il cui incipit, se mi è concesso, è interiore all'uomo.

Non voler essere ignari o tiepidi, significa avere la consapevolezza di una felicità non intesa come un articolo di consumo, bensì espressione di una vita riuscita in cui la spiritualità ci guida. Avere responsabilità, congedandosi dalle illusioni e dalle idolatrie, consapevoli del significato del vivere nel mondo è l'impegno in cui siamo guidati attraverso le Beatitudini. Il testo ha lo scopo di darci un'indicazione per il nostro essere, orientandoci ad un significato di vita piena; sono errate le letture secondo una morale rigida, o che si soffermano sull'inefficacia dell'agire umano (leggasi: è errata la lettura delle Beatitudini declinata al futuro, come se la loro realtà fosse possibile solo nel Regno dei cieli); la lettura più corretta è quella che vi indica l'atteggiamento di ricerca dell'amante - che non calcola bensì ama.

Il desiderio di felicità dell'uomo nelle Beatitudini non gira a vuoto, trova uno sbocco pratico; mostrando la necessità del desiderio dell'assolutamente Altro. Le beatitudini sono finestre che liberano il nostro sguardo per una realtà diversa che si trova già nel nostro cuore. Realizzando una felicità perfetta che, alla conclusione della prima parte del Discorso della Montagna (Mt 5, 48), si esprime nell'invito ad essere "perfetti, come perfetto è il Padre vostro che è nei cieli".
Il desiderio non gira a vuoto: l'uomo che si riconosce debole e fragile, nelle Beatitudini non può dirsi abbandonato anzi, è preso sul serio per ciò che è. L'esperienza di Dio è tale che l'uomo diventa uno assieme a Lui. La felicità è espressione del comportamento dell'uomo, non la sua conseguenza.

Infine, prima dell'analisi di ogni beatitudine, sottolineerei la significatività del Monte: via mistica per vedere le cose da un altro luogo, esso accosta Gesù a Mosé: Gesù è il nuovo interprete della Legge.

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