venerdì 15 luglio 2011

Cinema sotto il tendone Vol. II - Divorzio all'italiana

Nella storia d'amore di Divorzio all'italiana c'è un ritratto della Sicilia degli anni Cinquanta e, di conseguenza, dell'Italia. È una relazione pericolosa, quella tra il barone Fefé (M. Mastroianni), sposato da dodici anni con la petulante Rosalia, e la cugina Angela (S. Sandrelli), minorenne collegiale di cui s'è invaghito. Non potendo separarsi dalla moglie, la legge non lo consente e il costume non lo ammetterebbe, pensa di affidarsi al delitto d'onore: l'uccisione della moglie qualora colta tra le braccia dell'amante dà all'omicida un'attenuante penale; e decide, così, di farla cadere tra le braccia di un suo antico spasimante.

Il film si sviluppa su una trama di intrecci amorosi e relazioni caduche che ritraggono con precisione la mentalità italiana: tutti i diversi tipi sono raffigurati in un paesino siculo che è il paesone Italia. E le scene si susseguono, senza soluzione di continuità, come se fosse un giallo alla rovescia, in cui il protagonista costruisce e smonta (letteralmente: con un trapano mentre la moglie suona il pinao) la stanza del crimine. Così, la ricerca dell'amante e la registrazione delle scene amorose della moglie, tra una gelosia simulata e il galoppo irrequieto di un'immaginazione che già pensa alla difesa dell'avvocato, non si dà tregua allo spettatore, in un susseguirsi di situazioni classiche per una commedia: cariche di pathos e ironiche di contenuto.
Alla fine, ci ricordiamo che, tra un delitto e una scenata d'amore, tutto passa, le relazioni si susseguono come se quel dolore e quel sentimento non fossero mai esistiti e per essere sostituiti con altri simili. Tutto cambia per rimanere tutto eguale. Ed è quella stupenda Sicilia, sfondo di un racconto sentito mille volte, ad essere il vero soggetto dell'occhio della macchina da presa: il punto focale da cui sviluppare ogni riflessione sui costumi odierni e sull'Italia consumistica di oggi.


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