martedì 19 luglio 2011

Cinema sotto il tendone Vol. II - I soliti ignoti

Opera tra le più famose di Monicelli, I soliti ignoti, film del 1958, è il manifesto di un genere tra i più prolifici del cinema italiano. È un cinema che racconta storie di vita quotidiana, restituendoci un'Italia popolare e vera, toccando le punte di drammaticità attraverso la capacità di far ridere. La cifra stilistica è ben diversa sia dal neorealismo, che dalle commedie di genere; nel film i protagonisti smettono di essere marionette, «maschere che giocano la comicità in chiave di gag», caricature di se stessi, per essere personaggi reali che si raccontano su una sceneggiatura chiara. È il genere di un'Italia che cerca di essere se stessa e che è capace di ridere, di riflettere ed emozionarsi senza rinunciare alla propria individualità e alla realtà della vita.

Il film, in particolare, racconta del tentativo sgangherato di un gruppo di poveracci dei sobborghi romani di compiere un furto in casa e, tra le battute, emerge l'aria di tristezza di una società appena sfiorata dal boom economico, collegando la commedia alla sua vena tragica, restituendole un sapore unico. È il degrado dei bassifondi pasoliniani ad essere il protagonista del film, perché i personaggi sono miserabili, e sono destinati a fallire. Ci fanno pena, ma ne ridiamo. Hanno grandi sogni, e una vita incompiuta. E vivono di quelle contraddizioni enormi che meglio raccontano l'Italia e che continuano a innervare la società nella loro attualità.

I protagonisti sono tutti attori di spicco e grande caratura, da Gassman a Mastroianni a Totò, alla Cardinale. Infine, il film ha ispirato tantissimi remake che hanno avuto un successo mondiale notevole, come a dire che un cinema oggi dimenticato in Italia, è molto apprezzato all'estero.




l'intervista.

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