Nella relazione con Dio, relazione in cui siamo amati, abbiamo fiducia del suo amore perché è fedele. Gesù ha sperimentato su di sé questo, restando fedele fino alla fine (il grido "perché mi hai abbandonato?" evidenzia ciò), e lo fa sperimentare anche a noi mediante la propria resurrezione e in alcuni gesti evidenti.
Il primo, che ritorna tale anche per noi, avviene nell'incontro sulla strada verso Emmaus (Luca 24, 13-35): il senso della vita di Gesù non è determinato dalla croce, e così anche per noi cristiani, ma è determinato dall'amore totale e donativo di Dio. I discepoli di Emmaus, che non lo riconoscono perché hanno il cuore chiuso, cuore che pure vibrava loro in petto mentre gli parlava, rappresentano il massimo punto di sfiducia (proprio di chi si crea il proprio Dio come gli pare e piace). Eppure Dio è fedele, e il suo messaggio ha valore: è un amore totale. I discepoli, infatti, lo riconoscono - gli si aprono gli occhi - nel momento in cui egli dona il suo corpo!
La rassicurazione di Gesù è tale che la nostra vita ne resta sconvolta e, in una logica relazionale, ci conduce alla singolarità dell'esperienza d'amore, alla realizzazione completa di noi stessi. Questo è il vero amore perché, sentendomi già amato, io non devo che acconsentire alla relazione del Dio visibile, tale perché lo sperimento nella mia vita.
Il secondo brano di stasera, il giovane ricco (Marco 10, 17-22), ci mostra la qualità e la necessità di tale relazione per essere noi stessi. Gesù stabilisce e dà senso a questa relazione; prima il giovane è nell'ombra, solo le tre azioni (fissare, amare, dire) lo qualificano e definiscono i suoi caratteri peculiari. L'incontro avviene oltre la ricerca, pur importante, del giovane, laddove Gesù gli dice che tutto è da Dio: il desiderio di sé, per trovare un senso completo alla propria vita, si realizza solo nel rapporto con Dio. E' nell'incontro "esistenziale" con Dio, se lo vogliamo, che questo è possibile.
Realizzare se stessi è un appagamento che non parte da un sapere o da un fare, da un avere o da un possedere, bensì dal ricevere da Dio, dall'esistere all'interno della relazione: è un percorso.
Il giovane, definito dallo sguardo di Gesù, si rabbuia in volto, ritorna nell'ombra e non segue Gesù. Capiamo, così, che la prima cosa da fare, per "capire", se veramente lo vogliamo, cosa sia la fede, è seguire Gesù. Il giovane si rabbuia, sperimenta l'amore ma non si riconosce amato.
Un cammino di fede, di incontro, significa seguire. Provarci.
"Chi non ama rimane nella morte ... Da questo abbiamo conosciuto l'amore: egli ha dato la sua vita per noi" (1 Giovanni 3, 14. 16)
Chi vuole può aggiungere qualcosa...
martedì 28 aprile 2009
La fede è relazione, come la nostra vita, per questo ci riguarda
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